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L'igiene dentale è la branca dell'odontoiatria che si occupa della prevenzione di tutte le patologie del cavo orale mediante terapie e trattamenti quali:detartrasi, prescrizione di collutori, fluoro e presidi di igiene orale domiciliare. È praticata dall’odontoiatra o dall'igienista dentale. Quest’ultimo, laureato in Igiene Dentale, esercita la sua professione su indicazione dell'odontoiatra e con un lavoro di squadra atto a tutelare la salute orale e il benessere del paziente.

Allo stato attuale delle conoscenze scientifiche ogni persona, anche con un'elevata salute del cavo orale, dovrebbe fare richiami di igiene dentale almeno una volta l’anno mentre pazienti che hanno subito trattamenti odontoiatrici dovrebbero sottoporsi a controlli periodici ed igiene professionale ogni 6 mesi. Al fine di garantire il mantenimento e la cura delle terapie effettuata.

L'odontoiatria conservativa si occupa di trattare le lesioni a carico dello smalto e della dentina dei denti, in principal modo dovute a carie, ma anche a traumi, erosioni, abrasioni, con la finalità di restaurare la normale funzione ed estetica di questi ultimi. Per restaurare tali lesioni, è possibile utilizzare:

una tecnica diretta: l'odontoiatra prepara nel dente una idonea cavità eliminando il tessuto malato o non comunque conservabile e ricostruisce il dente nella stessa seduta; questo trattamento é indicato per lesioni di piccola o media entità che non hanno determinato un grosso indebolimento delle strutture dentarie residue.

una tecnica indiretta: l'odontoiatra prepara una cavità, eventualmente realizza una pre-ricostruzione e ne rileva un'impronta che passa poi ad un laboratorio odontotecnico. L'odontotecnico (tecnico specializzato nel costruire manufatti quali dentiere, protesi dentali, intarsi) costruisce poi un manufatto su misura, di grande precisione, che verrà cementato sul dente dall'odontoiatra nel corso di una seduta successiva.

La tecnica diretta,come già accennato, è la più frequentemente utilizzata nel caso di lesioni piccole e medie; la tecnica indiretta di norma è riservata alle perdite di sostanza dentale più importanti.

Fino a pochi anni or sono, il materiale più frequentemente utilizzato per le otturazioni dei molari e premolari era costituito dall'amalgama d'argento. Da qualche anno tale materiale è stato progressivamente rimpiazzato dalle resine composite, che permettono, oltre ad una migliore estetica, anche l'esecuzione di cavità più conservative, cioè meno destruenti nei confronti del dente trattato. Le otturazioni, indipendentemente dal materiale, ma tassativamente con le resine composite, devono essere realizzate con l'ausilio della diga di gomma, ovvero di un foglio di gomma, posto in bocca del paziente, che ha lo scopo di non far giungere batteri sotto all'otturazione e di evitare che la saliva bagni i denti da trattare, visto che le otturazioni in composito sono "incollate" con adesivi che assolutamente non funzionano su substrati bagnati e, di conseguenza, le otturazioni si distaccherebbero, saltando via o infiltrandosi. Nelle cavità più estese dove è necessaria una ricostruzione delle cuspidi è di solito preferibile una soluzione indiretta con intarsi in composito che permettono una tutela e una protezione delle strutture dentali residue.

Come la conservativa, l'endodonzia si occupa delle lesioni dei denti, ma il campo di interesse è quello della patologia pulpare, e sue conseguenze. Il suo scopo principale è la prevenzione e la cura della periodontite apicale. A livello terapeutico, l'intervento tipico prevede lo svuotamento dei "canali" dei denti dal tessuto pulpare infetto o necrotico, la disinfezione e sagomatura dei canali ed il loro successivo riempimento con materiali appositi. Lo scopo è rendere impossibile la riproduzione dei batteri nei canali stessi, fallendo il quale scopo il dente è destinato a sviluppare un granuloma, che può acutizzarsi successivamente in un ascesso dentario, o svilupparsi in cisti radicolare. La terapia endodontica (detta anche terapia canalare o devitalizzazione) è dunque la terapia primaria anche per eliminare granulomi e cisti (lesioni spesso asintomatiche rilevabili con lastrine radiografiche endorali) di denti che non necessariamente sono destinati all’estrazione ma con una corretta endodonzia possono restare in bocca permettendo una guarigione della patologia periapicale. I denti che in passato sono già stati devitalizzati ma in modo parziale o scorretto possono essere ritrattati con particolari tecniche e apparecchiature (come il microscopio operatorio) e non essere destinati necessariamente all’estrazione.

Visita specialistica, anamnesi e esami strumentali al fine di intercettare tutte le problematiche presenti .

E' quella branca dell'odontoiatria che si occupa dello studio e correzione della posizione anomala degli elementi dentari e delle malformazioni delle ossa mascellari e delle ripercussioni che tali irregolarità hanno sull'aspetto del viso e sull'efficacia di funzioni quali la respirazione, la masticazione e la fonazione.

La protesi dentaria si occupa di ripristinare o sostituire elementi dentali mancanti con manufatti protesici (costruiti dall'odontotecnico che provvede a realizzarli su precisa indicazione dell'odontoiatra). La protesi si definisce:

protesi fissa, quando si ancora su elementi dentari naturali e/o artificiali (come gli impianti dentari): i manufatti protesici sono cementati o avvitati in maniera permanente.

protesi rimovibile: il manufatto protesico è progettato per essere rimosso dalla cavità orale, solitamente è mantenuto stabile da ganci o attacchi; può sostituire alcuni elementi dentari con una protesi chiamata parziale, oppure può sostituire l'intera arcata dentale ed il suo nome è "Protesi totale" o "dentiera". Tutti i tipi di protesi (fissa o rimovibile) dovrebbero essere accuratamente detersi ogni giorno.



Si occupa dell'estrazione di denti gravemente compromessi, non più recuperabili con terapie riabilitative, e dell'estrazione di residui radicolari; della rimozione di radici o di denti rimasti inclusi o seminclusi nelle ossa come i terzi molari (denti del giudizio); di asportazione dell'apice di denti coinvolti in processi infiammatori quando non trattabili con la sola endodonzia, asportazione di cisti e neoformazioni del cavo orale. A scopo implantoprotesico può rendersi necessaria l'elevazione del pavimento del seno mascellare mediante innesto di materiale biocompatibile (osso autologo o eterologo).

La chirurgia odontostomatologica concerne anche l'estrazione di denti sani in casi di "affollamento dentario" (situazione in cui la larghezza complessiva degli elementi dentari di un'arcata è superiore alla larghezza dell'arcata stessa) ai fini di una corretta terapia ortodontica. Le nuove potenzialità dell’implantologia dentale


Da qualche decennio gli impianti in titanio vengono utilizzati in odontoiatria per riabilitare in maniera fissa i pazienti che hanno perso alcuni o tutti gli elementi dentali, ma solo negli ultimi anni l’implantologia ha raggiunto livelli di predicibilità e di sicurezza tali da renderla attualmente la terapia d’elezione per risolvere ogni tipo di edentulia.


Cos’è un impianto?


L’impianto è in sostanza una vite in titanio che viene inserita nell’osso attraverso un piccolo intervento chirurgico per sostituire un dente perso o come pilastro per avvitare o ancorare protesi più complesse, che sostituiscano una parte o tutti i denti di un’arcata.


Si tratta di tecniche chirurgiche che prevedono l'utilizzo di elementi metallici inseriti nell'osso mandibolare o mascellare per connettervi protesi fisse o mobili. In questo modo si garantisce la restituzione della corretta funzionalità masticatoria.Come la conservativa, l'endodonzia si occupa delle lesioni dei denti, ma il campo di interesse è quello della patologia pulpare, e sue conseguenze. Il suo scopo principale è la prevenzione e la cura della periodontite apicale. A livello terapeutico, l'intervento tipico prevede lo svuotamento dei "canali" dei denti dal tessuto pulpare infetto o necrotico, la disinfezione e sagomatura dei canali ed il loro successivo riempimento con materiali appositi. Lo scopo è rendere impossibile la riproduzione dei batteri nei canali stessi, fallendo il quale scopo il dente è destinato a sviluppare un granuloma, che può acutizzarsi successivamente in un ascesso dentario, o svilupparsi in cisti radicolare. La terapia endodontica (detta anche terapia canalare o devitalizzazione) è dunque la terapia primaria anche per eliminare granulomi e cisti (lesioni spesso asintomatiche rilevabili con lastrine radiografiche endorali) di denti che non necessariamente sono destinati all’estrazione ma con una corretta endodonzia possono restare in bocca permettendo una guarigione della patologia periapicale. I denti che in passato sono già stati devitalizzati ma in modo parziale o scorretto possono essere ritrattati con particolari tecniche e apparecchiature (come il microscopio operatorio) e non essere destinati necessariamente all’estrazione.

Che cos’è la malattia parodontale?

La malattia parodontale, chiamata spesso in modo inesatto piorrea, è una grave affezione del cavo orale che colpisce dapprima le gengive ed in seguito l’osso di supporto dei denti, causandone una riduzione in altezza e spessore e portando alla formazione delle cosiddette tasche parodontali: la conseguenza ultima della malattia non intercettata ed adeguatamente curata è la perdita dei denti per eccessiva mobilità.

La malattia parodontale colpisce in Italia circa il 60% della popolazione, anche se solo il 10% manifesta forme avanzate, e colpisce particolarmente la fascia di età compresa tra i 35 ed i 44 anni.

La parodontite è una malattia particolarmente subdola, in quanto la lenta e progressiva distruzione dei tessuti di sostegno dei denti avviene spesso senza alcun tipo di dolore, fatta eccezione per alcune forme severe di gengivite e la possibile comparsa di ascessi parodontali o di sensibilità dentale per la retrazione delle gengive che sovente accompagna la recessione ossea.

La malattia parodontale è la prima causa di perdita dei denti nella popolazione adulta dei paesi industrializzati, anche se spesso l’opinione comune attribuisce erroneamente questo spiacevole primato alla carie.


Quali sono le cause della parodontite?

La malattia parodontale è causata dall’azione di alcune specie batteriche che prolificano all’interno della placca batterica e sulle concrezioni di tartaro. La causa principale può quindi essere individuata in un’inadeguata igiene orale da parte del paziente, la quale consente alle suddette specie batteriche di svilupparsi indisturbate. La presenza di placca e tartaro è comunque una condizione necessaria ma non sufficiente allo sviluppo della malattia, che colpisce maggiormente i soggetti predisposti geneticamente, i fumatori e i pazienti diabetici.


La malattia parodontale causa problemi solo a livello orale?

Purtroppo no. La ricerca scientifica ha dimostrato che la parodontite può provocare problematiche estese all’intero organismo essenzialmente attraverso due processi, vale a dire il passaggio diretto dei batteri patogeni nel circolo sanguigno e la continua produzione da parte dei tessuti colpiti dall’infezione di mediatori dell’infiammazione che si riversano nel sangue.

In particolare la malattia parodontale può aumentare il rischio di malattie cardiovascolari ischemiche, di complicanze ostetriche quali parto prematuro o nascita di bambini sottopeso, di mancato controllo glicemico nei pazienti diabetici e di malattie polmonari.


Esistono dei campanelli d’allarme per individuare la comparsa della malattia?

La malattia parodontale è quasi sempre sottovalutata dai pazienti nelle sue fasi iniziali perché non causa dolore. Non sospettando di poter essere malato, spesso il paziente si rivolge allo specialista solo nelle fasi finali della patologia, quando il problema è ormai difficilmente risolvibile.

Esistono però dei sintomi che segnalano l’insorgenza della malattia, il principale dei quali è sicuramente il sanguinamento delle gengive durante lo spazzolamento dei denti. Un altro campanello d’allarme importante è la presenza di una persistente alitosi. Segnali più preoccupanti, in quanto denunciano una malattia in fase avanzata, sono invece lo spostamento progressivo dei denti dalla loro posizione originale, la comparsa di mobilità dentale, l’uscita di pus dai solchi gengivali (piorrea) e l’insorgenza ricorrente di ascessi gengivali.

Un altro fattore che deve allarmare è la presenza di casi appurati di malattia parodontale tra i propri famigliari, vista l’importanza della predisposizione genetica allo sviluppo della patologia.

Nei casi suddetti il paziente dovrebbe immediatamente riferire il problema ad un odontoiatra che si occupi di parodontologia, il quale, attraverso un esame clinico, il sondaggio dei solchi gengivali con una sonda millimetrata ed un esame radiologico, saprà valutare la gravità del problema e proporre la giusta terapia per risolverlo.


La malattia parodontale può essere curata?

Sì, la malattia può essere curata anche nei casi molto avanzati. La terapia si basa su una prima fase, detta causale, che prevede la completa rimozione della placca e del tartaro, con un conseguente drastico abbattimento della carica batterica patogena orale, e nell’istruzione del paziente, che dovrà imparare a mantenere un’adeguata igiene orale.

Spesso questa prima fase terapeutica non è sufficiente e si rende necessario attuare una terapia chirurgica mirata a rimuovere completamente i depositi di tartaro sottogengivali, a facilitare l’igiene orale attraverso la creazione di una morfologia gengivale ed ossea adeguata, a ridurre la profondità delle tasche ed in alcuni casi a rigenerare l’osso che è andato perso a causa della malattia.

Nel caso in cui la malattia fosse intercettata in fase troppo avanzata, però, potrebbe essere impossibile o sconsigliabile salvare gli elementi dentari; in questo caso essi verranno estratti e sostituiti con una riabilitazione adeguata, che oggi prevede spesso l’inserzione nell’osso di impianti in titanio osteointegrati. Conservare denti ormai giudicati irrecuperabili in attesa che “cadano” da soli è infatti sbagliato, perché lo stato infettivo ed infiammatorio persistente può causare le gravi complicanze sistemiche delle quali abbiamo già parlato, oltre a peggiorare la malattia nei siti orali contigui agli elementi più danneggiati dal processo.

Il paziente che sospettasse di essere affetto da malattia parodontale dovrebbe pertanto sottoporsi il prima possibile ad una visita specialistica, poiché più la patologia viene intercettata in fase avanzata, più le terapie necessarie a risolverla saranno complesse e costose.

In ogni caso, la cura migliore è sempre la prevenzione, per cui è consigliabile sottoporsi a una visita dal proprio dentista ogni sei mesi e a regolari sedute di igiene professionale.

Fino a pochi anni fa la visita dal dentista era avvertita come qualcosa di necessario ma preoccupante per l’associazione mentale al dolore che spesso accompagnava le terapie odontoiatriche. Sotto questo punto di vista, però, non è difficile accorgersi che qualcosa sta cambiando. Visto che la maggior parte delle terapie odontoiatriche sono oggi assolutamente indolori, infatti, la paura del dentista sta pian piano affievolendosi, lasciando il posto a pazienti che di propria iniziativa si sottopongono a visite specialistiche per affrontare terapie volte a migliorare la propria estetica. In una società che dà sempre più importanza all’apparenza, infatti, diventa più forte l’esigenza di avere un sorriso sano ed esteticamente accattivante, per cui oggi non è sbagliato considerare il dentista ad un tempo il medico ed il chirurgo estetico della bocca.

Grazie alla continua evoluzione dei materiali odontoiatrici, infatti, il dentista può oggi intervenire su più livelli per abbellire l’aspetto della bocca.

Titolo descrizione

La pedodonzia si occupa dell'odontoiatria rivolta ai bambini, con particolare attenzione alla prevenzione delle lesioni cariose (suggerimento di dieta corretta, correte manovre di igiene orale sin dalla prima infanzia,applicazioni di fluoro) ed alla ricerca della collaborazione dei piccoli pazienti, che si traduce nella accettazione da parte dei bimbi di sottoporsi di buon grado alle eventuali terapie necessarie.

La paura del dentista si traduce spesso in una enorme difficoltà nell’effettuare anche le terapie più semplici pertanto non stancheremo mai di dire che pedodonzia deve essere in primis educazione alimentare ed educazione alla corretta igiene orale fin dai primi mesi di vita.

Protocollo GBT

La GBT, nota come Guided Biofilm Therapy, rappresenta la soluzione sistemica e prevedibile per la gestione del biofilm nella profilassi professionale. Ciò è possibile grazie all'utilizzo di tecnologie all'avanguardia, come AIRFLOW®, PERIOFLOW® e PIEZON®, e alla validazione di evidenze scientifiche.

Questa terapia prevede protocolli di trattamento personalizzati basati sulla diagnosi del singolo paziente e sulla valutazione dei rischi, che consentono di raggiungere risultati ottimali in modo meno invasivo e con il massimo livello di comfort, sicurezza ed efficienza.

Inoltre, la GBT mira a educare e motivare i pazienti a mantenere denti naturali e impianti il più a lungo possibile. Se sei interessato, puoi registrarti alla Swiss Dental Academy per approfondire ulteriormente la «GBT».

Il trattamento Invisalign è una tecnologia di ortodonzia trasparente che utilizza una serie di allineatori trasparenti su misura per spostare gradualmente i denti verso la loro posizione ideale. Questi allineatori sono realizzati in plastica trasparente e sono progettati per adattarsi perfettamente ai denti del paziente, offrendo un'alternativa estetica ai tradizionali apparecchi ortodontici in metallo.

Il processo di trattamento Invisalign inizia con una scansione digitale dei denti del paziente per creare un modello 3D della loro bocca. Questo modello viene utilizzato per pianificare il trattamento, definendo la sequenza di allineatori necessari per spostare i denti nella posizione desiderata.

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